mercoledì 25 dicembre 2013

A VOLTE CI SI SPOSA PER MOTIVI DISSIMILI DALL'AMORE...

A volte ci si sposa per motivi dissimili dall'amore per poi cercare di tornare agli albori del primo incontro, quando tutto era ancora possibile e la leggerezza dettava legge.
Le corde vocali seguivano le onde del suono e il suono riceveva proposte d'intesa.
Ormai stanca di pianificare gli eventi aveva stabilito di farli uscire fuori in modo naturale, senza timore d'incombere in ripensamenti dell'ultima ora.
L'amato bene manteneva espressioni dalle quali non ci si poteva allontanare, neppure con lo sguardo.
La relazione stava trasformandosi in un ottimo maggiordomo di casa che a fine serata tra l'indifferenza dei propri datori di lavoro, accompagna l'ospite alla porta, non chiedendosi come trascorrerà la notte.
Che senso ha incontrare i giorni quando essi non possono più ridestare le braci indistinte sulla pelle spenta. Nutre l'urgenza, mentre i sentimenti meditano roulette russe di sapori. Gioco intimamente pericoloso dove il desiderio litiga con il copyright del cuore che cerca d'ubicarsi dentro.
Vita tostata, carne tremula, appartenenza non è sinonimo di dominio.
La schiavitù è una condizione che l'essere umano ha vissuto, provato, subito e infine rigettato.

venerdì 22 novembre 2013

LE ESPRESSIONI DEL CORAGGIO

Le espressioni del coraggio umano  vengono associate a caratteristiche del mondo animale: “ha il ruggito del leone”, “l’incornata del toro”, perché nell’essere coraggioso c’è qualcosa d’istintivo. Uno studente davanti ad un carro armato in piazza Tien An Men,  una donna che sorvola l’Atlantico. Siamo costituiti di virtù che sono le impronte digitali del nostro carattere. Il coraggio è la condizione di ogni virtù, ci porta a rivelarle: le battezza nell’acqua della vita. L’indecisione, invece,  confonde le nostre emozioni, le altera, le ripudia. Frequentiamo dunque il coraggio. Una conquista ha bisogno di  essere generata e l’evento coraggioso è il miglior fecondatore.

domenica 17 novembre 2013

ESTATE



Dream dream dream. Drink drank drunk. Dark dark dark. Arsura e sete sognano il buio. Tapparelle usurate da mattinate profonde scartano accaldate ore sudate per errore scaltre immersioni in mari a cavallo delle onde dilatano la percezioni di sensi sommersi, le sigarette della notte passata ansimano a terra, un libro stropicciato è caduto su un verso: “superba è la notte più di ogni cosa”... circa torre sul lago avrà il mio cuore invertebrato dove l’ingenuo ricordo sarà sottovuoto conservato tra sciaradiche ondate di folla, ho assistito al battito di conturbante tubato tubare di colomba!

sabato 9 novembre 2013

PUO' L’IMMANENZA ESSERE RETROATTIVA?

Il principio di non contraddizione è immanente al sistema penale, in quanto l'ordinamento giuridico non può attribuire ad un soggetto una condizione di vantaggio e poi stabilire che l'esercizio della medesima costituisca reato. Il processo di Norimberga che ad oggi rimane l'espressione della coscienza universale, dimostrò come l'immanenza del sentire, del volere, dell'intendere del soggetto, in questo caso specifico del sistema penale, superi i dogmi propri della retroattività della legge ispirandosi a qualcosa che "viene da dentro". 

In sintesi, se si volesse sostenere il concetto d'immanenza del sistema penale, inteso come tutto ciò che è proprio dell'esperienza del medesimo, si potrebbe valutare che per conoscere e applicare le norme è necessario prima “sentirle”. Estendendo il ragionamento, allora si potrebbe affermare che i delitti contro l'umanità commessi ai danni di una qualsiasi popolazione civile non potrebbero più trovare giustificazione nella pretesa d'essere azioni/cause efficaci all'interno del medesimo sistema. Risulterebbero, pertanto, fuori dallo stesso. Infine perseguibili universalmente.

domenica 3 novembre 2013

Occupiamo il posto delle fragole



Il tempo non ha la forza di ledere gli attimi depositati nella nostra memoria.

Siamo schiavi del giorno, mentre lo spazio rimane il custode privo di chiavi del nostro paradiso in terra.

In questo luogo perduto si radicano alberi che descrivono vissuti potenti, arbusti che mimano scene epiche senza muovere neppure una foglia.

L’albero della conoscenza svetta sugli altri e pur crescendo sul piano sa fare della sua corteccia un tratto distintivo.

Vorrei interrogarlo senza sosta per incontrare finalmente i tuoi tratti caratteriali, il  volto umano, il cuore circonciso.

Apollo e Dafne, Adamo ed Eva, Buddha e Maometto hanno fatto degli alberi i testimoni della loro storia.

Non mi interessa conoscerli, nè frequentare le loro novelle. 
Mi interessi tu con le tue radici profonde.

Chi fa del tempo degli affetti un'unità di misura, presto rimarrà sprovvisto d' entrambi.

Concediamoci i frutti, quelli nati dalle radici, che maturano in un giorno come fanno le fragole.

mercoledì 16 ottobre 2013

LAST MINUTE

L'altro giorno ho visto "La migliore offerta" di Tornatore.
Quanta voglia di perdermi d'alchimia fin dentro il quartiere ebraico, percorrere occhi al cielo le vie caricate dai battiti dell'Orologio Astronomico e aperte sulle finestre di Rodolfo II, alla ricerca del Golem.

Praga, l'odore di una felicità sospesa, le dita tozze che si perdono tra le lenzuola dei giorni e le ruote dei carri armati russi. Già Primavera.

L'insostenibile affusolarsi dei sogni condivisi fuori e dentro il letto. I pittori che sulla bozza di quel precoce ed intenso desiderio fermano l'alba che timidamente si affaccia sui dorsi secolari del ponte Carlo V.

lunedì 14 ottobre 2013

LA STRAGE INFINITA...

Se la morale è il comportamento verso se stessi.
Se l’etica è il comportamento verso gli altri.
Allora il testamento-intervista di Priebke elide entrambe: “non mi pento di niente”.
Moralmente “il capitano” ri-perde, perché esprime la fedeltà agli ideali del nazionalsocialismo e nega l’esistenza delle camere a gas.
Eticamente “l’uomo” ri-uccide le 335 vittime delle Fosse Ardeatine, perché vuole rimanere un simbolo.
La fuga in Argentina, il processo in Italia, le origine tedesche.

Quali di questi Stati accoglierà le sue incomode spoglie?

Uno, nessuno o soltanto quel Paese così civile e democratico da non aver timore dei cadaveri.

giovedì 10 ottobre 2013

COMO EL LECHE LLEVA EL PAN


                                                         El tiempo empieza a sacar tu rostro de pan
como si fuera una cucharilla dentro mi corazon
de leche, que a continuacion no puede mas
encontrar el su mismo sabor.
Cada dia me falta nuevas palabras que aguantan
limpiar todos sobre nosotros.
Tengo mucha imaginacion en tu cara,
quiero preguntarle si me toma:
como el leche lleva el pan.


sabato 5 ottobre 2013

ANIMA-LI

Nel nome di San Francesco, si celebra la Giornata mondiale degli animali.
Nella tradizione occidentale influenzata dall’ebraismo e dal cristianesimo, la concezione dell’ animale è legata ad una mancanza. Da una parte il serpente di Eva, dall’altra l’uccisione di Abele, perché con Caino la questione fu l’animale donato e sacrificato.
Essi sono privi di linguaggio, ma nessuno si chiede perché non sognano invece di chiedersi perché non parlanoE se sognassero veramente?
Diventerebbe necessaria una dichiarazione dei diritti. Magari scritta in lingua musicale, suonata dentro l’opposizione tra animale come bontà assoluta e animale come ferocia.

A.A.A. VENDESI ITALIA

Ricordiamo Totò che vende la fontana di Trevi, quanti oggi la venderebbero illudendosi di risolvere la crisi?
Alcuni lo farebbero per preservarla, altri per soldi, altri ancora l’occuperebbero, moderni Ekberg della Dolce vita.
I nostri tesori, pur non ceduti, viaggiano, attualmente l’"Annunciazione di San Martino alla Scala", di Botticelli è a Gerusalemme.
I rimanenti? Epitaffi artistici recenti:
“Fu bassorilievo di Canova “L’uccisione di Priamo” , si è sbriciolato”.
“Era la casa dei gladiatori a Pompei, ora è macerie”.
Almeno è un do ut des?
Abbiamo chiesto la Gioconda ci è stato risposto con un enigmatico sorriso e un “No, merci”. 

lunedì 23 settembre 2013

REPLICANTI - CIAK SI GIRA!


Il canadese McLuhan teorizzò gli effetti dei mass-media.
Essi catturano - veicolano - innescano.
In una parola persuadono l'immaginario collettivo.
L’Italia rimase persuasa da ciò e smise d’immaginare.
L'immaginazione è...un atto d’amore che produce, generando creatività, idee, confronti, ma soprattutto relazione.
Immaginare è tessere trame contrarie all'alienante oggettivazione di cose, persone e sentimenti.
Cosa inchioda gli spettatori allo schermo, riducendoli ad una stasi fisica e mentale?
Dalle donne oggetto agli uomini oggetto, la dicitura emotiva è la stessa. Accade che ll medium (mass-media) è il messaggio”.
Quale messaggio nel corpo del medium? Quale contenuto? 
Volutamente, il corpo senza contenuto.
Osserviamo l'evoluzione: dalle gemelle Kessler alle pattinatrici del Drive In, fino ai più recenti "boy" di striscia la notizia, qualcosa sembra rimanere uguale.
La televisione ha, dunque, prodotto “tante veline e pochi messaggi”, esercitando, altresì, una lusinga potente? Pasolini la definì eccitazione sessuale volta al consumo.
Quanto consumiamo e quanto scambiamo in termini umani?
Veramente, hanno ipnotizzato un intero paese in uno stato di “narcisistico torpore”?

sabato 14 settembre 2013

Breve è la storia di un fiume diventato parco urbano.

L’uomo abile, quando la natura colpisce al cuore, riesce contro ogni previsione a fare di una catastrofe un’occasione.
Breve è la storia di un fiume diventato parco urbano.
Il Turia, chiamato anche Guadalaviar, è un fiume situato nella parte orientale della Penisola Iberica che sfocia nel Mar Mediterraneo, precisamente a Valencia, dopo 280 km di percorso.
In seguito alla grave alluvione avvenuta nell'ottobre del 1957 che causò danni alla città e uccise molte persone, si decise di deviare il fiume fuori dai confini della stessa.
Rimase, dunque, uno spazio vacante nella zona centrale della città, il dittatore Franciso Franco voleva farne una strada a scorrimento veloce, i cittadini ebbero la forza d’opporsi, sognando altro.
Oggi l'antico letto che passa per la zona centrale della città è stato convertito (1986) in spazio ludico-culturale, il Jardín del Turia (110 ettari), dove si possono trovare grandi spazi giardinati, zone sportive, sale per esposizioni, auditorium aperti, e la Ciudad de las Artes y de las Cièncias dell’architetto Santiago Calatrava.

venerdì 13 settembre 2013

COLONNA


Ah chissà
quanti templi hai sentito vagire all’ombra di un ulivo
quanti di loro hai cullato tra le venature del tuo stelo
sorretti, protetti, liberati
da sguardi furtivi e vagabondi.
Tu guardiana di varchi intonacati di porpora,
quante danzatrici hanno lanciato stermini di fiori ai tuoi calzari
tu, che gelosamente celi scrigni intarsiati di diamanti albini
tu marmo levigato ed asciutto al tocco di mani tremanti
tu tronco abitato da creature alate
se tu diventassi tronco di natale
ti addobberei con mille palline, ma nessuna di loro
per quanto bella, originale, luccicante, potrebbe
trasmettere la bellezza dei tuoi verdi aghi.
Pungimi anima, pungimi, non temo
spigoli, angoli, quadrati.

Dopo il caffè, le burrose espressioni del tuo viso

Dopo il caffè, le burrose espressioni del tuo viso
spalmano d’allegria le mie fette di pane,
nutri l’antipasto del nuovo giorno con il riso,
zucchero leggero scende e sulle ciglia rimane
mentre con movimenti soddisfatti delle dita riprendi
fedelmente i quadri della tovaglia imbandita,
la marmellata è ai miei occhi una vetrata colorata
i biscotti, piccoli cerchi di luna piena salutanti la nottata,
latte e caffè son il biancoenero di questa trama
il nostro fare colazione è così fantasioso!
Spenderei ore a zoomare indiscreta
sulla genuina masticazione del dolce
sul caffè che ti riscalda pian piano la gola,
sulla nutella ai bordi della tua bocca
degluttisco tremolii di briciole!

mercoledì 11 settembre 2013

Avevi la forza del fulmine randagio...

Avevi la forza del fulmine randagio
la semplicità dei campi di grano
il valore dei raggi solari
le pedalate di uno scalatore
i silenzi di un pescatore
gli occhi del firmamento
gli abbracci della sera
l’empatia dello “straniero” in patria
la tenerezza del tuo essermi... papà.

 
                                    (A mio padre)

lunedì 29 aprile 2013

I CEPPI


I ceppi di legno alleati con l'ascia tagliente
vengono eletti principi di giustizia.
Isolato il tiranno di oggi, Cesare, è rimasto
nell'ombra cupa degli astanti.
Mentre ruotano a terra le teste pensanti,
alza le ali, come fossero spalle,la civetta
di Atena, a lei che è precluso il volo.
Saluta, ormai suicida, nell'eleganza del molo
a picco sul mare loro, vibrante
come sui sanpietrini di Piazza Colonna,
concettualmente, così morirono
T.e A. Moro.

martedì 9 aprile 2013

PER CHI SUONANO LE CAMPANE?


Il persistente rintocco di campane può configurare una responsabilità per fatto illecito? Nel caso in cui si superi la normale tollerabilità, si può parlare d’immissioni di rumore ai sensi dell’art.844 c.c.? Le campane della parrocchia che suonano troppo spesso possono provocare danni non patrimoniali risarcibili, del tipo biologico, morale e da lesioni di diritti di rilievo costituzionale?
L’art.844 c.c. stabilisce i criteri con i quali regolare il conflitto tra usi incompatibili di fondi vicini provocato da immissioni, cioè da propagazioni di sostanze fisiche da un fondo ad un altro, in modo continuato o periodico. Secondo la norma sono le immissioni di “fumo, di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti”.
La questione verte sulla “normale tollerabilità”. Il rimedio per antonomasia contro le immissioni eccedenti la normale tollerabilità è quello inibitorio. L’azione in oggetto è esperibile ai sensi dell’art.844, comma 1, contro tutte le immissioni eccedenti.
Dagli anni Settanta si è cominciato da parte della giurisprudenza di merito e da parte della dottrina a prospettare l’utilizzazione dell’art. 844 c.c. in tema di immissioni come norma a difesa della salute.
Ai fini di una corretta valutazione della tollerabilità del rumore, va escluso il criterio c.d. assoluto, in forza del quale il rumore sarebbe da considerarsi tollerabile o meno a seconda che oltrepassi i valori soglia stabiliti dall’autorità, privilegiando un criterio c.d. relativo-comparativo, atto a monitorare la tollerabilità in concreto.

A tal proposito si riporta qui di seguito un estratto di sentenza che riguarda la questione trattata:

Tribunale di Chiavari
Sentenza 9 agosto 2008, n. 373
L’attrice, individuando il suono delle campane della Parrocchia della Madonna del Carmine e della Chiesa di Santo S. quale rumore intollerabile fonte di danno alla propria salute, domanda la condanna di parte convenuta al risarcimento dei danni e alla riduzione dell’intensità e del numero dei rintocchi di campana “nei limiti consentiti dalla legge” e comunque “in termini di ragionevolezza”.

Dunque, accanto ad una richiesta risarcitoria per lesione del bene salute, la richiesta di un provvedimento inibitorio che, in materia di immissioni nocive, viene comunemente riconosciuto in favore del soggetto leso da immissioni intollerabili. (………………..)
Riassumendo, deve e può affermarsi che le immissioni sonore oggetto di causa, sono state per lo meno la concausa dell’attuale stato di salute deteriorato dell’attrice, individuandosi un danno biologico differenziale pari al 7%.
La domanda attrice risulta fondata e da accogliere sia ove intesa in una prospettiva meramente dominicale, essendo l’attrice proprietaria del fondo che subisce le immissioni, e trovando in tal caso l’inibitoria il proprio diretto fondamento nell’art. 844 c.c., che non pone esclusivamente un divieto, ma consente al giudice di imporre misure tecniche adeguate ad eliminare gli inconvenienti e/o a contemperare i contrapposti interessi (cfr. in questo senso, per tutte, Cass. SS.UU. n. 8300/95); sia ove la si voglia ricondurre all’ottica di tutela del bene salute, essendo la L. il soggetto leso, e trovando l’inibitoria il proprio fondamento nell’applicazione, se non diretta (in tal senso, peraltro, Cass. n. 4523/84) almeno analogica (cfr. Cass. n. 2396/83), dell’art. 844 c.c., o comunque, secondo diversa ricostruzione maggioritaria in giurisprudenza, nell’art. 2058 c.c. (cfr. Cass. SS. UU. n. 4263/85 e SS.UU. n. 10186/98).
Va inoltre sottolineato che, avendo parte attrice allegato e provato sia i fatti posti a fondamento delle proprie domande, sia, con sufficiente diffusione, le ragioni di diritto della propria domanda, resta irrilevante la circostanza (peraltro non rilevata neppure in modo indiretto da parte convenuta) che non abbia esplicitamente indicato la specifica norma alla quale riconduceva la propria istanza.

Pertanto, richiamata la necessità, ai fini della valutazione di tollerabilità dell’immissione sonora, dell’uso del solo criterio cosiddetto comparativo (sopra, in testo e nota 4, diffusamente richiamato) e del limite invalicabile di 3 decibel oltre il rumore di fondo, si ordina a parte convenuta, con esclusivo riferimento al sistema campanario della Madonna del Carmine (non risultando la intollerabilità del rumore determinato dalle campane della chiesa di Santo S.), di astenersi immediatamente dall’utilizzo di dette campane fino alla riconduzione delle relative emissioni sonore al limite massimo di 3 decibel oltre la soglia del rumore di fondo, e con la sola possibilità, nel periodo necessario all’adozione dei necessari accorgimenti tecnici, dell’uso di detto sistema campanario in accompagnamento ai momenti liturgici della celebrazione della sola Messa e delle festività natalizie e pasquali, comunque contenendo la durata dello scampanio al massimo nei venti secondi. (……………..)

venerdì 5 aprile 2013

DIVORZIO ALL'ITALIANA...



Queste e molte altre sono le questioni che deve affrontare chi si separa e non sempre il percorso risulta lineare. Le trasformazioni nella realtà matrimoniale, infatti, riservano degli ostacoli non facilmente risolvibili.

Tali eventi possono essere connesse a una difficoltà di comunicazione con sé o con il coniuge. A volte congruità d’intenti e  di progetti, di valori e comportamenti, non vengono condivisi. C’è timore del conflitto, e si dialoga poco e male. Si ha voglia di lasciarsi tutto alle spalle, di chiudere, d’andare oltre, senza prendersi il giusto tempo.

Ma ogni cosa trova la sua giusta collocazione e una sua congruente risposta. Diamone alcune in questa sede:
Il matrimonio validamente contratto si può sciogliere per due sole cause: l’una naturale, ossia la morte di uno dei coniugi, l’altra legale, comunemente detta divorzio, per l’impossibilità, accertata con sentenza passata in giudicato, di mantenere ovvero di ricostituire la comunione materiale e spirituale tra i coniugi.

La separazione può essere legale (consensuale o giudizialeo semplicemente "di fatto", ciò conseguente all'allontanamento di uno dei coniugi per volontà unilaterale, o per accordo, ma senza l'intervento di un giudice. La separazione legale (consensuale o giudiziale) rappresenta una delle condizioni (la più frequente) per poter addivenire al divorzio. I coniugi che si separano legalmente non pongono fine al rapporto matrimoniale, ma ne sospendono gli effetti nell'attesa o di una riconciliazione o di un provvedimento di divorzio.

Con il divorzio (introdotto e disciplinato con la legge 1.12.1970 n. 898 modificata dalle legge 1 agosto 1978 e dalla legge 6 marzo 1987 numero 74) viene invece pronunciato lo scioglimento del matrimonio la dove sia stato celebrato con rito civile o la cessazione degli effetti civili, se è stato celebrato matrimonio concordatario con rito religioso, cattolico o di altra religione riconosciuta dalla Stato italiano.

I motivi della differenza risiedono nel fatto che il matrimonio celebrato con rito religioso non può essere sciolto dalla giurisdizione italiana, che interviene esclusivamente sugli effetti civili, poiché esso è di competenza della sola giurisdizione ecclesiastica. In entrambi i casi lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili sono pronunciate dal giudice quando, dopo l'esperimento del tentativo di conciliazione, si accerta che non può essere mantenuta o ricostituita la comunione spirituale e materiale tra i coniugi per i motivi indicati dalla stessa legge dell'articolo 3.                                                     

La cessazione del matrimonio produce effetti dal momento della sentenza di divorzio, vengono così a cessare definitivamente gli effetti del matrimonio, sia sul piano personale (uso del cognome del marito, presunzione di concepimento, etc.), sia sul piano patrimoniale senza che essa determini però il venir meno dei rapporti

stabiliti in costanza del vincolo matrimoniale. Inoltre con la pronuncia del divorzio viene meno lo status di “coniuge”, ciò comporta l’estinzione dei doveri previsti dall’art. 143 c.c. e solo a questo punto il coniuge può scegliere di contrarre nuove nozze. 

Secondo una parte della dottrina permane quella che viene definita “solidarietà post-coniugale”, basata sul fatto che i due soggetti divorziati, per un certo periodo di tempo, sono comunque stati marito e moglie e hanno attuato l’impegno di vita matrimoniale (BIANCA 2005,276) nello stesso senso anche GIUSTI- RUSSO 2009. Da ciò deriverebbero gli effetti di ordine patrimoniale a favore del coniuge divorziato quali il diritto all'assegno divorzile, il diritto di abitazione nella casa familiare, il diritto a prestazioni previdenziali e il diritto all'assegno successorio.

Per quanto concerne l’assegno divorzile, ai sensi dell’art.5, comma 6 della leg.div. con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il Tribunale dispone l’obbligo per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell’altro un assegno “ quando quest’ultimo non abbia mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive”. L’indisponibilità dei mezzi adeguati è l’unica condizione posta dalla legge sul piano dell’an debeatur (se dovuto), è l’unica condizione, cioè, sulla cui base il giudice decide se riconoscere o meno il diritto a percepire un assegno divorzile vitalizio.

Premesso ciò, l’adeguatezza dovrebbe essere valutata con riferimento ad uno standard  medio di vita dignitosa (GAZZONI 2004,394). La giurisprudenza e la dottrina maggioritarie rapportano, infatti, l’adeguatezza al tenore di vita goduto in costanza di matrimonio (Cass. 7 maggio 1998, n.4617; Cass.12 luglio 2007, n.15610). La giurisprudenza maggioritaria della Corte di Cassazione ritiene che il giudice deve tener conto del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio e altresì del tenore che sarebbe presumibilmente proseguito in caso di continuazione dello stesso, ovvero che poteva ragionevolmente prefigurarsi sulla base di aspettative esistenti nel corso del rapporto matrimoniale (Cass. 2 luglio 2007, n.14965). Ai fini di tale accertamento, il tenore di vita precedente viene desunto dalle potenzialità economiche dei coniugi, ossia dall'ammontare complessivo dei loro redditi e dalla disponibilità patrimoniale.




La Corte di Cassazione ha stabilito che nella determinazione dell’importo dell’assegno divorzile occorre tenere conto degli eventuali miglioramenti della situazione economica del coniuge nei cui confronti si chieda l’assegno, anche se successivi alla cessazione della convivenza, qualora costituiscano sviluppi naturali e prevedibili dell’attività svolta durante il matrimonio e trovino radice nell’attività all’epoca svolta durante il matrimonio  e/o nel tipo di qualificazione professionale e/o nella collocazione sociale dell’onerato.

Sussiste in capo ai coniugi l’onere di attivarsi valorizzando la propria capacità lavorativa sì da potersi procurare i mezzi adeguati per vivere.


venerdì 8 marzo 2013

"UNA CAREZZA IN UN PUGNO"

I cambiamenti sociali sono ripetuti, rapidi, improvvisi e per navigare a vista - lungo il corso della nostra vita - dobbiamo disegnare le nostre mappe, nel reale e più volte nel medesimo lasso di tempo.
Affrancarsi dalle vecchie mappe, create su una conoscenza parziale e antiquata del mondo non è semplice. Orientarsi sulla propria mappa, infatti, è mettere in discussione il sapere uguale per tutti, abbracciando la voglia di migliorare.
E’ munirsi di strumenti di comprensione per poter trasformare noi stessi, per non dover dipendere da idee altrui, da modelli esterni, da poteri manipolatori. Poter esprimere così  ciascuno la propria forma di bellezza.
In ogni persona c’è il desiderio di veder realizzata e valorizzata la propria diversità, ciò che la rende e la fa sentire unica e originale.
Cosa fare perché il desiderio si trasformi in realtà?
Forse si potrebbe lasciarsi pervadere dal femminile e dalla sua potente saggezza.
E’ dal punto di vista femminile, dai gesti quotidiani e da un andirivieni tra le cose della vita che possono trovare nutrimento i grandi progetti e le cosiddette grandi imprese.
Lo sguardo al femminile, infatti, è attento a ciò che accade nelle relazioni e nelle pratiche di innovazione sociale e spirituale.
***
“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna.
Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata”.   Oriana Fallaci
***
Per convesso, purtroppo, il disagio al femminile non trova voce e quando ciò avviene non è sempre possibile intervenire.

L’intensità del dolore non ha bisogno di tracce visibili sul corpo, ma la violenza brutalmente fisica che sfocia nel reato deve essere fermata in modo pieno ed incisivo, anche con la prevenzione.

In Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni. Un dato allarmante, quanto reale.

Com’è possibile intervenire? Cosa si potrebbe fare? Come reagire a questo dilagare barbarico? Un valido strumento di intervento è la MEDIAZIONE.
La mediazione è un percorso relazionale tra due o più persone che, attraverso la facilitazione, mira alla risoluzione dei conflitti che si caratterizzano per la natura sociale, culturale, penale, evitando così la degenerazione del conflitto sia sul piano personale che giuridico.
La mediazione offre un modo di affrontare il conflitto con una dimensione naturale, non dà torto o ragione ma ha lo scopo di portare alla luce ed analizzare quelle motivazioni non sempre note agli stessi soggetti coinvolti, comportamenti dannosi per l’altro e per sé stessi. Si impara così a progettare in modo autentico la propria esistenza e a stare bene in relazione con sé e con gli altri.
Il modo d’essere del mediatore/facilitatore è da considerarsi come un intervento di alto valore umano. E’ facilmente riscontrabile, infatti, come il dialogo favorisca notevolmente il miglioramento della qualità dei rapporti umani, elemento che si ripercuote positivamente anche sul piano sociale.
Ecco alcuni esempi di problematiche di cui il servizio si occupa:
  • Violenza o stalking;
  • Gestire lo stress;
  • Conflitti familiari;
  • Migliorare capacità genitoriali;
  • Relazioni all’interno della coppia;
  • Separazioni conflittuali
  • Superare eventi traumatici;

mercoledì 6 marzo 2013

UN CONTRATTO CHIAMATO "AMORE"

Cosa vuol dire sposarsi? Perché oggi più che mai è basilare prima di contrarre un matrimonio conoscere cosa si sta andando a fare?

In Italia i corsi prematrimoniali sono per lo più a sfondo religioso, importanti ma non sufficienti, perché non preparano le giovani coppie al contratto che stanno stipulando tra loro, ma anche con lo Stato.

Quanti sono consapevoli delle responsabilità e degli obblighi che il matrimonio comporta?

Ad ogni matrimonio consegue un diritto e un simmetrico dovere. La costruzione di un matrimonio felice, infatti, deriva anche da una serie di conoscenze su ciò che vuol dire contrarre un matrimonio: diritti, doveri, obblighi e reciproca solidarietà economica e morale.

Capire cosa vuol dire sposarsi permette anche d’evitare d’arrivare ad una rottura violenta con tutto ciò che questo comporta sia in termini psicologici che di danni per i figli.

L’obiettivo di questo corso è l’ accompagnare al matrimonio ed alla genitorialità, coniugando nozioni di diritto di famiglia ad esercizi di riflessività sul ruolo del coniuge e del genitore.

Il matrimonio: nell’ordinamento giuridico italiano tra rito civile e religioso, diritti e doveri reciproci, scelte patrimoniali e contratti prematrimoniali.

Dalla convivenza al ruolo di genitore: accordi sull’indirizzo della vita familiare, il coesercizio della potestà genitoriale, il concetto della bi genitorialità e della co genitorialità all’interno della coppia.

La genitorialità: la cura dei figli, la filiazione, l’adozione, la procreazione medicalmente assistita, i doveri e le responsabilità nell’educazione dei figli, anche in caso di separazione.

Il percorso formativo sarà condotto dalla D.ssa Sara Zanon, counselor relazionale e mediatore legale. 


venerdì 8 febbraio 2013

PRATICHE FILOSOFICHE - RIVISTA SICOF N. 7/2011


Progetto di formazione e pratiche filosofiche realizzato con i dipendenti comunali.

Quella del “filosofo” in azienda, o come nel caso specifico in Comune, è una proposta che ha ormai una storia di qualche decennio e le prove che si vanno facendo in vari parti del mondo sono più che promettenti. Si tratta di una proposta che la filosofia ha rivolto, innanzitutto, a se stessa come impegno di riflessione sulla propria identità e sul proprio ruolo. Facendo leva sulla sua originaria vocazione ad essere essenzialmente stile di vita e pratica sociale di dialogo, la filosofia si presenta in azienda con gli strumenti affinati della riflessione distaccata, ma attenta, dell‘interpretazione significativa dell‘esperienza, della costruzione di senso e propone esperienze di pensiero distribuito, mediate dall‘acquisizione di un vocabolario comune e da uno stile di etica del dialogo. 

Seguendo questa prospettiva di riflessione, nella Primavera del 2010 ho realizzato un progetto di formazione e pratiche filosofiche con i dipendenti comunali di Romano d‘Ezzelino (Vi), esperienza che vado di seguito a presentare. “Potere di sé in azienda” è un progetto articolato che ho personalmente ideato, condotto e curato, strutturandolo per moduli separati e disgiunti, ma con il comune obiettivo di potenziare le competenze professionali, riflessive e relazionali dei dipendenti: comunicazione (incontri di formazione con lezione frontale sui temi : della gestione dei conflitti, dell‘arte del delegare, della leadership riflessiva etc.), philosophy for community (pratica di gruppo con sessioni filosofiche sul modello della philosophy for children di M. Lipman), counseling filosofico (colloquio individuale di counseling). Il progetto si era posto l‘obiettivo di fondo di attivare una relazione di continuità tra l‘ambiente di lavoro e quello della vita sostenendo in questa direzione, un impegno di analisi sui nodi dell‘identità e della relazione, favorendo forme di interazione comunicativa che vanno al di là degli stretti bisogni funzionali e operativi.

Il counseling, in particolare, può essere considerato come un'attività professionale che si avvale di mezzi della comunicazione come l‘assertività, l‘ascolto attivo, il linguaggio non verbale per accrescere la consapevolezza di sé e della propria vita e in cui la persona è considerata come parte attiva e al centro del proprio percorso. Il counseling opera nell‘ambito della prevenzione ed è quindi volto a promuovere il benessere del singolo e della comunità - in tal senso considera i momenti complessi dell'esistenza come opportunità di comprensione e trasformazione. Tale professione ha l‘obiettivo di agevolare i soggetti nello scoprire e utilizzare al meglio le risorse personali, per gestire attivamente le condizioni di vita e dirigere il potenziale verso quegli interessi personalmente rilevanti, andando in tal modo a migliorare la qualità della vita in ogni ambito dell'esistenza: nella vita affettiva, nelle relazioni, nel lavoro, in famiglia, in società. L'obiettivo con i dipendenti comunali è consistito, dunque, nel favorire lo sviluppo delle potenzialità individuali, in modo che la figura stessa del counselor diventasse in breve tempo superflua. Caratteristica del counseling è, infatti, la brevità del percorso e la focalizzazione su un obiettivo concreto. Il counselor è la figura professionale che, avendo seguito un corso di studi almeno triennale, ed in possesso pertanto di un diploma, è in grado di favorire il superamento del disagio e promuovere il benessere personale. Il counselor offre accoglienza, ascolto, comprensione ed orientamento utilizzando tecniche di agevolazione, esplorazione, scoperta e mobilitazione delle energie in un clima di rispetto ed accettazione del portato del singolo. Per questo il counselor ha garantito uno spazio protetto e riservato dove i dipendenti hanno potuto vivere un‘esperienza vivace, umana e arricchente.


venerdì 11 gennaio 2013

PER QUELLI CHE...NON E' SOLO UNA CANZONE DI LAURA PAUSINI

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

(Soldati, Ungaretti)

La solitudine ha ragioni che possono spaziare dalla sana voglia di rifugio all'angoscia più nera, come un pendolo che oscilla, essa scandisce il ritmo della nostra esistenza. 

E’ una compagna presente che disdegna la compagnia.

Che sia proprio per questa anomalia congenita della solitudine che troviamo difficoltà a conviverci? Essa si nutre di presenze assenti che incalzano, ed è sempre presente anche senza un sentito invito.
Avviene, invece, che meno viene chiamata e più si ostina a sedere alle nostre tavole, dormire nei nostri letti, giocare con il nostro tempo.

E i filosofi, come la descrivono?

Kierkegaard per esempio parla dell’episodio di Abramo, della solitudine della scelta religiosa: lo stadio di vita religioso rappresentato da Abramo è la solitudine dell’uomo di fronte a Dio . La figura di Abramo è la figura che davvero esprime questa assoluta solitudine, faccia a faccia di fronte a Dio. Abramo viene messo alla prova da Dio per dimostrare la sua fede. Dio ordina lui qualcosa di ripugnante per la coscienza morale, ma anche per la coscienza religiosa: uccidere suo figlio.

La solitudine è una condizione esistenziale fondamentale e basilare. Soltanto in virtù della solitudine-esistenziale si arriva a credere veramente e capire le cose del mondo. 

L’uomo danzante è naturaliter solo.

Ma ci potrebbe e ci può essere un compagno di danza? Dove Kierkegaard l’andrà a cercare? «L’unica compagna di danza è la morte». Questa soltanto è un «abile ballerina».

Ma la solitudine è di questa terra e lo sa bene chi la cerca nel “qui ed ora”. Montaigne, ad esempio, sapeva che la solitudine ha un ampia valenza: ritiratevi in voi, ma prima preparatevi a ricevervi, sarebbe una pazzia affidarvi a voi stessi, se non vi sapete governare. C’è modo di fallire nella solitudine come nella compagnia.

Non esiste creatività artistica senza concentrazione e isolamento. 

Lo scrittore, il pittore, il pensatore, il compositore necessitano nel loro lavoro di grande raccoglimento. La solitudine è qualcosa di diverso dall’isolamento.
Secondo il filosofo Hans Georg Gadamer l’isolamento è l’esperienza di una perdita, mentre la solitudine è l’esperienza di una rinuncia.
Pertanto l’isolamento si subisce, nella solitudine si cerca qualche cosa. Ma forse tutte le attività umano che richiedono impegno necessitano di attimi di solitudine e riflessione. 

Riflettiamoci in solitudine.