venerdì 28 febbraio 2014

"Sin perdón no hay futuro, pero sin confesión no puede haber perdón"

Gli imperativi del franquismo avevano contribuito a stroncare l’armonico sviluppo delle coscienze, soprattutto di quelle più giovani. Si cresceva nel grembo di un pensiero fattosi unico, diventando inevitabilmente incapaci d’allontanarsi dai dogmi.
Gli animi dei più anziani erano ebri di una pace conquistata con il sangue, altresì, memori di ferite invisibili e profonde. Rifiutavano ogni forma di protesta, vivendo la ribellione come una locura da evitare a prescindere dal loro intendere “il giusto” o “lo sbagliato”.
In questo quadro generale, Valencia era considerata dal regime una zona rossa da tenere sotto stretto controllo e presso cui impartire “esempi” di forza e potere nei confronti di chi avesse alzato la testa.
I testimoni narrano di sequestri di massa ad opera della guardia civil finalizzati alla Fmattanza degli ideali e non solo dei corpi inermi. Entrambi presi nel cuore della notte nel muto silenzio della calle vinti dalla falsa sicurezza di una camera da letto.
Si parlava di una spiaggia eletta a lager, smistamento senza ritorno di chi aveva “vinto” il regime, ma per questo aveva perso il bene più prezioso:la vita .
Non ci sono stata, ma l’immagino e sento il rumore violento del mare che racconta ciò che accadeva, mentre lui rimaneva impotente. Non oso immaginare come potesse essere in Spagna all'epoca di Franco.
Un signore una sera di dicembre mi ha mostrato quanto violenze, stupri e uccisioni di massa siano vivi nella sua memoria.
L’animo violentato soffre ciò che non ha potuto evitare, mentre il tempo non aiuta a dimenticare la gravità del dolore.
Greve è l’animo di chi porta nere immagini nel cuore.
Condividere con chi è stato artefice non sempre riconcilia.
Il processo di riconciliazione è difficile, soprattutto quando la volontà di nascondere sotto la sabbia non aiuta, ma genera fantasmi.
A volte penso che Mandela, nella sua immensa saggezza, in Sudafrica abbia fatto la scelta giusta. Lì, infatti, la commissione per la verità e la riconciliazione professò con i fatti il :"Sin perdón no hay futuro, pero sin confesión no puede haber perdón".
Il concetto di confessione richiama una risonanza interiore così forte da generare futuro.
Per entrare nel male è necessario compiere un moto d'autocoscienza, come se lo spirito si guardasse dentro e compisse un viaggio per riconoscersi attraverso l'incontro con l'altro da sé: ma quale autentico incontro potrebbe avere un senso senza la volontà di conoscersi, anche nei propri errori?
Il perdono senza questo viaggio rimane privo di una componente fondamentale che è la capacità di guardarsi dentro senza paura, senza vergogna, senza rimorsi.
Credo che ammettere le proprie colpe e il pentimento per queste sia la pena più pesante per una persona che ha compiuto quei crimini, un atto interiore che alcuni chiamano perdono, altri autocoscienza.
La parte più importante di quella bellissima frase viene spesso dimenticata, come ho potuto vedere nei nostri siti italiani, solo su un sito viene riportata parte della frase" senza perdono non c’è futuro"strano si direbbe visto la nostra cultura cattolica così marcata.
Da qui una riflessione, la confessione in senso cattolico richiede l'intervento di un terzo che assume il compito d'assolvere, nella cultura luterana o in quella anglosassone c'è un senso dell'autodeterminismo che appaga e libera al tempo stesso.

Il rischio è maggiore, ma i sensi ne rimangono sedotti.

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